Il mio viaggio con Tony – capitolo 3.
3. La forza che plasma la nostra vita.
Non dobbiamo cercare di cambiare il nostro comportamento MA l’effetto che ci sta dietro.
Di cosa stiamo parlando?
Del piacere e del dolore.
Piacere e dolore sono i due motori delle nostre azioni.
La nostra vita è regolata da cose che facciamo per il puro piacere immediato e da cose che non facciamo per il dolore che proveremmo nell’immediato.
Solo modificando queste sensazioni cambieremmo le nostre azioni.
Ma perché non siamo in grado di farlo?
- Non abbiamo capito che dietro alle cose che facciamo o che non facciamo si nascondono dolore o piacere.
- Non abbiamo ancora sofferto abbastanza nel rinunciare a fare una cosa.
- Abbiamo associato più dolore all’idea di fare quello che è necessario piuttosto che all’idea di perdere l’occasione.
- Per molti il dolore di una sconfitta è molto più forte del desiderio di una vincita.
QUELLO CHE ASSOCIATE AL DOLORE E AL PIACERE DETERMINA IL VOSTRO DESTINO.
Una volta capito questo meccanismo e quali principi si trovano dietro alle nostre azioni allora possiamo trasformare le idee per creare qualcosa a noi utile.
Possiamo imparare a condizionare la nostra mente, il nostro corpo e le nostre emozioni ed associare PIACERE a qualsiasi cosa.
Abbiamo parlato di DECISIONI nel capitolo 2. Ecco, troppo spesso prendiamo decisioni a breve scadenza basandoci su quello che ci da piacere o dolore nell’IMMEDIATO senza preoccuparci degli effetti negativi che queste avranno a LUNGO TERMINE.
DOBBIAMO METTERE DA PARTE LA PAURA E CONCENTRARCI SU QUELLO CHE DESIDERIAMO DAL FUTURO coerentemente con i nostri valori ed i nostri standard personali.
DOBBIAMO TRASFORMARE LA PAURA IN POTERE (di decisione e di azione).
Considerazioni / Reazioni
Ho sorriso. Belle le coincidenze.
Questo capitolo ha iniziato a “lavorare” dentro di me già dalle prime ore del mattino, quando ancora il libro era chiuso ed io me ne stavo nel mio lettone, addormentata. Nel dormiveglia ho avuto un’immagine: un progetto al quale vorrei dare vita da alcuni mesi e che non ho mai avuto il coraggio di iniziare. Ho aperto gli occhi, ho guardato l’ora e ho pensato: “baaaaaah, ma che cavolo pensi Erica di prima mattina, sono le 6.30, dormi!” Mi sono girata e ho richiuso gli occhi. Dopo mezz’ora “arieccolo” il pensiero del progetto.
“Mmmmmmm…” è iniziato il nervosismo adrenalinico.
La parte godereccia di me voleva dormire e l’ariete che abita l’altra metà di Erica era già tutto esaltato al pensiero di scrivere!
Mi sono dovuta alzare.
Ovviamente prima di pensare al motivo per cui ero sveglia prima dei miei vicini di casa (questo è il mio modo di valutare quanto “è presto”: la mia quotidianità prevede che il loro balcone sia già aperto quando io alzo la serranda del mio altrimenti inizio a preoccuparmi…per me stessa), ho steso i panni, lavato i piatti e fatto colazione. Giusto per abbassare l’importanza di quel pensiero costante che mi martellava la testa. Appena mi sono fermata non ho avuto scampo:
“ttttaaaaaac” eccolo, Lui, il progetto-sveglia di questa mattina.
Ho cercato di farlo tacere ancora un po’ quel pensiero con la mia preghiera quotidiana: “Shhhhhh, “progetto” taci! Che questa è una cosa seria!”… ma niente da fare, come un bambino impertinente se ne stava li a giocare nella mia testa nel “Mio Momento di Vuoto Quotidiano”.
“Mmmmmmm…” è ricominciato il nervosismo adrenalinico.
“Ok, “progetto” parliamo”.
Abbiamo avuto una discussione di mezz’ora nella quale ho capito che questo progetto non è mai nato per vari motivi:
- Ero troppo concentrata sugli effetti positivi che la realizzazione di questa cosa avrebbe avuto SU DI ME, piuttosto che concentrarmi sull’effetto che avrebbe potuto avere SUGLI ALTRI, su chi lo avrebbe letto e fruito.
- Questo aveva alzato troppo le aspettative (che sappiamo essere pronte a bastonarci quando le alimentiamo) e in più queste aspettative erano solo rivolte al beneficio che ne avrei tratto IO dal tutto, solo IO. (Assurdo…)
- Ho associato troppo dolore al lavoro su questa cosa per via di queste “assurde aspettative”.
- Ho associato troppo dolore anche alla paura del fallimento del progetto.
Dopo aver capito tutto questo ho fatto la mia ripulitura quotidiana in “santa” pace (“santa” come la preghiera appunto…) con la sensazione di aver messo a tacere quel pensiero ossessivo.
…
E poi è accaduto.
L’ISPIRAZIONE.
Durante la ripulitura ECCOLA: “Scrivi quel progetto, fallo per le persone alle quali potrebbe servire, non preoccuparti del COME e smettila di occuparti solo di te…”
Prima ancora di leggere questo capitolo avevo già iniziato ad associare piacere alla scrittura del progetto… senza sapere realmente come…
Anche se, dopo due anni di meditazione, più o meno posso intuire come questo “come” sia avvenuto.
Ho sorriso.
Belle le coincidenze.
(… “coincidenze” !?)
Esercizi del giorno: elencare 4 cose che dovreste fare e continuate a rimandare. Per ciascuna di queste rispondere alle domande “Perché non ho agito?” e “Quale sensazione di piacere ho provato nel non farlo?” e soprattutto : “Facendolo ora, cosa cambierebbe in positivo nella mia vita?”